Vicenza 25 gennaio 2021 – Sono trenta le parti civili ammesse oggi al procedimento “Pfas Bis” a carico di otto imputati accusati a vario titolo dei reati ambientali avvenuti tra il 2013 e il 2017. Tra queste ci sono anche Acque del Chiampo, Acquevenete e Viacqua, mentre Acque Veronesi valuterà la costituzione entro l’avvio dell’udienza dibattimentale. Gli otto imputati sono accusati di aver provocato un deterioramento significativo e misurabile nelle acque sotterranee al sito Miteni, e di aver immesso nelle falde il rifiuto pericoloso contenente GenX (sostanza derivata da HFPO-DA) e cC6o4. Per quanto riguarda il reato di bancarotta, l’accusa è di aver aggravato il dissesto della società di Trissino, con perdite per quasi 15 milioni di euro tra 2010 e 2017. Alla Miteni si contesta di non essersi dotata di un modello organizzativo «idoneo a prevenire» questi reati, ai sensi del D. Lgs. 231/2001. Nell’udienza di oggi è stata citata come responsabile civile la ditta International Chemical Investors Group (ICIG), alla quale verrà notificato l’atto in tempi brevi.

 

Nella prossima udienza del 22 marzo si inizierà la discussione a prescindere che si decida sulla riunione dei due procedimenti Pfas 1 (reati fino al 2013) e Pfas 2 (reati fino ale 2017).

Con la contestazione del reato di inquinamento da parte della Procura di Vicenza nel “filone Pfas-bis” è stata recepita una delle argomentazioni del collegio difensivo delle società idriche (avvocati Marco Tonellotto, Angelo Merlin, Vittore d’Acquarone che con l’avvocatessa Giulia Bertaiola sono in foto sopra) che avevano pure rappresentato la natura permanente o continuata della compromissione ambientale e quindi la sostanziale non prescrittibilità dei reati ambientali contestati, tesi condivisa anche da una recente sentenza della Cassazione.