Miteni era a conoscenza della presenza di Pfoa nelle acque di scarico dell’azienda sin dal 2008 ma non ha informato, come prevedeva la legge, le società idriche di quanto scoperto.

E’ uno dei passaggi più importanti emersi durante la testimonianza in aula del maresciallo del Noe di Treviso Manuel Tagliaferri.

Il processo riprenderà giovedì prossimo sempre con la deposizione dell’investigatore che ha condotto le indagini sull’inquinamento ambientale tra le province di Vicenza, Verona e Padova.

L’azienda, ben cinque anni prima dello scoppio del caso Pfas, ha incaricato Agrolab, che all’epoca dei fatti si chiamava R&C Lab, di fare una serie di analisi da cui emersero valori di Pfoa altissimi, di 28.400 microgrammi litro. Il prelievo avvenne il 21 novembre del 2007 mentre il risultato delle indagini è datato 10 gennaio 2008.

A quel punto Miteni avrebbe dovuto intervenire e informare ma non l’ha fatto.

All’epoca delle analisi era infatti vigente l’articolo 301 del Decreto Legislativo 152 del 2006 che “obbligava l’operatore economico ad informare senza indugio gli enti competenti in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l’ambiente”.

Stando a quando riportato in aula era stata la stessa Miteni a indicare al laboratorio la sostanza specifica da ricercare nelle analisi, a riprova che fosse a conoscenza del problema.

Tagliaferri ha ricordato come il gestore delle acque, che all’epoca si chiamava Alto Vicentino Servizi oggi Viacqua, non abbia mai ricevuto le analisi.

Miteni in fase di richiesta di autorizzazione allo scarico non ha  comunicato la presenza di sostanze potenzialmente pericolose per l’uomo.

“Trova quindi ulteriore conferma la tesi – commentano gli avvocati Angelo Merlin, Marco Tonellotto e Vittore d’Acquarone seguono Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi, costituitesi parti civili – secondo cui la società, commissionando nel 2008 analisi specifiche sulla presenza di Pfoa nella acque reflue, fosse perfettamente a conoscenza del problema che poi è stato sottaciuto”.

Gli imputati sono 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari.