PFAS
PFAS è un acronimo inglese di PerFluorinated Alkylated Substances, ovvero sostanze che contengono almeno un atomo di carbonio completamente fluorurato. Si tratta di una famiglia che raggruppa decine di composti. Le sostanze perfluoroalchiliche vengono utilizzate per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa; possono essere presenti in pitture e vernici, farmaci e presidi medici. I PFAS sono ritenuti contaminantimemergenti dell’ecosistema.
Come conseguenza dell’estensiva produzione e uso dei PFAS e delle loro caratteristiche chimiche, questi composti sono stati rilevati in concentrazioni significative nell’ambiente e negli organismi viventi.
Nel 2013 è stato rilevato un importante inquinamento da PFAS in un’area tra le province di Vicenza, Verona e Padova, per un’estensione di ben 180 Kmq.
LA STORIA
All’inizio si chiamava Rimar Chimica (Ricerche Marzotto), nel 1988 è stata acquisita dal gruppo giapponese Mitsubishi e da Enichem (Il nome Miteni è l’acronimo delle due aziende titolari), infine Mitsubishi ha acquisito le quote Enichem e l’azienda (che ora è in liquidazione) è del tutto giapponese.
Scrive la procura che i presunti responsabili, tutti con ruoli di vertice in azienda dal 2002 in poi, “concorrevano a cagionare l’avvelenamento delle acque destinate all’alimentazione umana (…) omettendo di dare avvio alle procedure previste dalle leggi del 1999 e del 2006 per mettere in sicurezza i siti potenzialmente inquinanti, tenendo nascosti dati, circostanze rilevanti che dovevano essere comunicate ai competenti organi pubblici e inducendo i consulenti nominati per le verifiche ambientali a rivedere e a ridimensionare la portata delle affermazioni contenute negli studi di volta in volta commissionati. (…) con tali condotte consentivano la propagazione per anni di contaminanti nelle acque della falda sottostante e nelle acque superficiali così rendendole pericolose per la salute pubblica (…)”.
Questo è solo in parte quello che dicono le carte, nelle quali si ricorda anche come vari residui di lavorazione siano stati interrati sin da quando era operativa Rimar senza prendere nessun provvedimento per il contenimento delle molecole dannose rilasciate.
L’INQUINAMENTO
Nel 2013 una relazione del Cnr commissionata dal Ministero dell’Ambiente fa emergere la presenza di PFAS (sostanze perfluoro alchiliche che uniscono carbonio e fluoro in molecole lunghe volatili e persistenti nell’aria e nell’acqua) nelle acque potabili e nelle acque superficiali di un’area compresa tra le province di Vicenza, Padova e Verona. La relazione del Cnr individua Miteni spa come fonte di contaminazione.
ARPAV e Regione Veneto condividono, in assenza di limiti normativi con cui confrontarsi, un piano di monitoraggio e coinvolgono i gestori idrici nell’attivazione di tecnologie atte a ridurre le concentrazioni di PFAS nelle acque potabili.
I gestori idrici si sono immediatamente attivati con una serie di misure, a cominciare dall’installazione di filtri a carbone attivo sugli acquedotti colpiti per rimuovere gli inquinanti e da estensioni della rete acquedottistica per garantire una fornitura idrica sicura alle aree dove i pozzi per l’approvvigionamento autonomo risultavano inquinati.
In parallelo le aziende idriche hanno avviato un percorso di analisi degli scenari alternativi a breve termine e la progettazione delle opere necessarie per una risoluzione definitiva dell’emergenza.
La strategia condivisa prevede l’individuazione di nuove fonti di approvvigionamento per la zona rossa e quindi la pianificazione e realizzazione di nuove condotte idriche, opere che necessitano di ingenti investimenti.
E’ la regione a delimitare tre zone: rossa per i comuni serviti da acquedotti contaminati, arancione dove la contaminazione riguarda le falde e i pozzi per il prelievo autonomo ma non gli acquedotti, gialla per i territori da tenere sotto osservazione.